A gennaio il Governo ha approvato il nuovo codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza. Molte sono le novità a cio sia le aziende che i consulenti legali dovranno adeguarsi.

– Quali sono gli aspetti principali della riforma della crisi di impresa approvata a gennaio?

Gli aspetti di novità sono molti, è un intervento che modifica profondamente la disciplina fallimentare. Si tratta, o potrà trattarsi (anche in ragione di come evolverà la relativa interpretazione), di un mutamento di impostazione, basti pensare che non si parlerà più di “fallimento” bensì di “liquidazione giudiziale”. Si potrebbe trattare di un cambio epocale dopo più di 70 anni di vigenza del R.D. del ’42, seppure profondamente modificato negli anni.

Le novità sono molte, in parte riguardano anche norme del Codice Civile con l’innalzamento dell’asticella dei controlli sulle s.r.l., che dovranno dotarsi dell’organo di controllo o del revisore in molti più casi, unitamente ad un aumento delle ipotesi di responsabilità degli amministratori e sindaci soprattutto per il periodo post perdita di capitale al di sotto del limite legale, responsabili anche per “colpa organizzativa”, in mancanza di un assetto organizzativo, amministrativo e contabile adeguato ad intercettare tempestivamente lo stato di crisi o la perdita di continuità.

Per gli aspetti più prettamente concorsuali, al fallimento viene sostituita la liquidazione giudiziale, viene dato maggiore spazio al concordato in continuità – limitando il concordato liquidatorio alle ipotesi di presenza di finanza esterna – e, finalmente, viene disciplinata la procedura unitaria per la trattazione dell’insolvenza con possibilità di presentare una sola domanda di concordato preventivo o di omologa di accordi di ristrutturazione dei debiti per il gruppo di società (anche con più piani). Vi è la nuova fase preventiva di allerta che, quanto meno nell’intento, dovrebbe traghettare fuori dalla crisi le imprese che si attivano “per tempo”. Ma l’intervento è molto ampio.

 

– Che impatto avrà sulle pmi? E sul lavoro dei legali?

L’impatto sarà notevole. Emerge chiaro il cambio di impostazione, da molti auspicato, con l’obiettivo (che speriamo venga mantenuto in sede applicativa) di dare all’imprenditore degli strumenti anticipatori di soluzione della crisi. Al contempo però aumentano anche i controlli, sia interni alla società, sia esterni, visto che i creditori istituzionali (Agenzia delle Entrate, Inps) dovranno segnalare gli indizi di difficoltà finanziaria delle imprese e che il PM presenterà il ricorso per l’apertura della liquidazione giudiziale ogni volta che avrà notizia dell’esistenza di uno stato di insolvenza.

 

– La riforma presenta delle incertezze interpretative? Se sì, quali?

E’ inevitabile che una riforma così vasta e che dovrebbe essere seguita a breve da interventi anche sulla disciplina penale, presenti incertezze interpretative. Vi sono aspetti molto delicati, quali ad esempio la colpa organizzativa per amministratori e sindaci, considerato che oramai sempre più spesso l’iniziativa civile segue quella penale, anche per il contenimento di costi e per la maggiore efficacia di indagine e istruttoria del processo penale rispetto a quello civile.

E’ una scommessa che tutti gli operatori del diritto potranno cogliere in senso positivo apportando la propria esperienza e competenza nell’interesse delle imprese.